Incontro con l’illustratore Massimo Panicucci, al Magma Follonica con “C’era una villa romana”
Nel mese di novembre in occasione degli “Incontri d’autunno” creati nella collaborazione tra Irta Leonardo e Magma Follonica, il nostro museo ha ospitato la mostra di Massimo Panicucci “C’era una villa romana“. La mostra ha raccontato con dieci storie a fumetti su grandi pannelli la storia degli antichi romani della Villa di Vignale. Le tavole esposte fanno parte dei lavoratori preparatori del libro “C’era una villa romana: cinque archeostorie a fumetti da Vignale di Maremma”, illustrato da Massimo Panicucci e scritto dall’archeologa Elisabetta Giorgi. Massimo Panicucci ha una grande esperienza come illustratore e ha pubblicato fumetti e strisce su vari periodici e magazines quali Frigidaire, Fumo di China, Tracce e tanti altri. Illustratore di racconti per bambini e ragazzi, studia i linguaggi multimediali, esplorandone ogni dimensione. Di tutta la sua vasta produzione citiamo “Farfallandia, la terra dell’amore blu” (Emotion Edizioni), “Il viaggio di Birdy” (Shalom), la collana di “Sherlock Holmes” Arthur Conan Doyle (Arnoldo Mondadori Editore). Al Magma Follonica Massimo Panicucci ha esposto la sua mostra a fumetti e tenuto due laboratori per bambini sempre incentrati su questo particolare linguaggio artistico; gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo lavoro e l’esperienza al Magma Follonica in questi mesi.
Come è nato il progetto del libro a fumetti “C’era una villa romana”?
Il progetto nasce dalla volontà di un gruppo di persone decise a far conoscere e valorizzare una storia sommersa ritornata alla luce in prossimità di Vignale Riotorto, grazie ad una campagna di scavi sostenuta dal Comune di Piombino, dall’Associazione Cultura e spettacolo Riotorto e dal Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena.
I lavori del sito archeologico tutt’ora in corso, diretti dal Prof. Enrico Zanini, del Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena insieme alla sua collaboratrice, la Dott.ssa Elisabetta Giorgi coordinatrice delle indagini archeologiche sul campo del sito, hanno portato alla scoperta di un importantissimo mosaico all’interno di una planimetria che costeggia la vecchia Aurelia. La ricerca archeologica ha riconosciuto elementi appartenenti ad una stazione di sosta di età romana e tardoantica, un arco di tempo che va dal III secolo prima di Cristo al VII secolo dopo Cristo.
A questo punto sono stato contattato perché è stato deciso di divulgare questo progetto attraverso un esperimento comunicativo quale l’uso del linguaggio del fumetto. Insieme alla Dott.ssa Giorgi abbiamo cominciato a lavorare in stretto contatto stabilendo da subito i ruoli in base alle capacità delle nostre professioni ma soprattutto alla nostra esperienza. Lei si è occupata di stendere una sceneggiatura su un soggetto didattico da lei imbastito su riferimenti storici reali e un pò sul presunto, io di tutto il resto. La cosa ha funzionato sin da subito ed è stata accolta alla fine del lavoro con particolare entusiasmo dagli addetti a lavori e non.
Il fumetto è stato utilizzato come linguaggio divulgativo. Qual è la sua cifra caratteristica? Cosa permette di raccontare il fumetto rispetto ad altri linguaggi artistici?
La scelta del linguaggio del fumetto, come mezzo divulgativo e didattico, è basata sull’immediatezza comunicativa che la “graphic novel” esprime. La sua produzione, già iniziata negli anni ’30 del millennio scorso, ha fatto in modo da rivoluzionare la scrittura letteraria per ragazzi con l’inserimento di illustrazioni e parole dentro “nuvolette di fumo”. La sua conquista ha prodotto l’abbattimento delle barriere fra il mondo adolescenziale e quello degli adulti. Le frontiere sono sparite. Attraverso questo linguaggio dunque, si possono raccontare storie fantastiche o episodi storici, avvenimenti e eventi. Le storie per immagini reagiscono in modo diretto sull’individuo perché l’occhio, si sa, vince su tutto!
Cosa consigliare ad un giovane illustratore che volesse cimentarsi con il fumetto per raccontare un pezzo di storia che fa parte della collettività?
Intanto il primo consiglio fondamentale da dare a un giovane che vuole intraprendere questo mestiere è quello di apprendere un’infarinatura di base del linguaggio cinematograficoperché, come è risaputo, il fumetto si muove sulle stesso sistema, anzi ritengo che l’uno si avvalga dell’altro e viceversa. Esattamente come in una pellicola, la “graphic novel” usa l’astuzia visiva che permette alla sceneggiatura di prendere forma. Le illustrazioni parlanti racchiuse in quadri e collegate fra di loro da un’impaginazione armonica e sapiente, scandiscono il ritmo e il passaggio del tempo. Il montaggio della successione delle tavole, infine, conferisce all’opera su carta una particolare forma estetizzante, frutto di una capacità creativa. Pertanto, per fare bene questo mestiere bisogna essere provvisti di un buon talento sia nel segno, nella scrittura ma soprattutto nelle fantasia.
Al Magma sei stato il maestro di tanti bambini per due laboratori dedicati al fumetto, puoi raccontarci le tue impressioni?
Il laboratorio con i bambini, in quanto bambini è stato fantastico come sempre quando hai a che fare con loro. Li ho trovati attenti e molto interessati ai dati che stavo trasferendo per metterli in grado, in così breve tempo, di poter produrre a casa durante le vacanze di Natale, un piccolo fumetto di loro fantasia su un argomento a piacere. Personalmente da questo tipo di situazioni ne esco un pò più cresciuto poiché da loro apprendo sempre qualcosa di importante per il mio bagaglio culturale e di rapporto. Mi sono trovato di fronte a molti di loro che praticamente conoscevano già tutto. Questo per l’effetto mediatico televisivo dei “cartoons” che usano il linguaggio del fumetto come standard comunicativo. Le nuvolette, le onomatopee, i segni, le forme etc… sono stati gli argomenti alla base del nostro incontro. I loro appunti se li sono portati a casa con grande soddisfazione. Alla fine ho fatto fare dei grossi balloons dove hanno scritto qualcosa che poi hanno ritagliato. Lo scopo finale è stato quello di avvicinarli vicino alla bocca con l’espressione delle loro facce corrispondente al suono onomatopeico scelto…gulp!…smack… knock!…zzz…boing! La foto di gruppo finale ha immortalato la loro motivazione. Io, ancora una volta… mi sono sorpreso.