L’INCONTRO CON IL PROF. GERHARD SPERL DELL’UNIVERSITÀ DI LEOBEN
di Silvia Trovato
foto di Gerhard Sperl
Il Magma di Follonica è gemellato sin dalla sua nascita con una delle più importanti realtà di archeologia industriale europea: il Radwerk IV, museo che rappresenta una straordinaria e quasi intatta testimonianza del lavoro di fonderia, con parti ancora funzionanti. In occasione degli incontri promossi dal progetto di collaborazione alla progettazione culturale attivato con l’importante istituto di ricerca Irta dell’Università di Pisa, il Magma ha ospitato presso la Sala dei Fantasmi un incontro con il Prof. Gerhard Sperl, accademico dell’Università di Leoben in Austria. Il Prof. Sperl ha portato ai presenti la testimonianza della storia del Radwerk IV e della Voestalpine, acciaieria di Linz all’avanguardia per essere riuscita a minimizzare l’impatto ambientale della produzione grazie alla ricerca sull’innovazione tecnologica.
Prof. Sperl può parlarci della storia del Radwerk IV?
Questa storia ci conduce indietro nel tempo perché le sue radici sono molto antiche e sono saldamente legate alle risorse naturali del nostro territorio austriaco e alla storia del suo popolo. Ci sono tanti giacimenti di ferro nella zona alpina austriaca vicino a Vienna, nel Burgenland lungo la frontiera ungherese, nella Stiria (Steiermark) e Carinzia (Kaernten) fino alla zona del Zillertal in Tirolo. Ci sono tracce di produzione dell’Etá del bronzo finale (risalenti all’incirca al 1000 A.C) le prime testimonianze si trovano nelle zona frontiera Austria/Ungheria, specialmente nella zona di Unterpullendorf e Pinkafeld. La produzione del ferro crudo, con il metodo diretto, inizia all’incirca nel 1000 D.C, mentre il cambio di tecnologia è stata prodotto dall’uso dell’energia dell’acqua corrente, quando, nella zona di Vordernberg/Eisenerz i forni sono stati alimentati con mantici idraulici per la combustione accelerata del carbone (vegetale), siamo nel 1250 d.C. Da lì in poi cominciarono le strutture fisse, murate, da proteggere con la ruota idraulica; la struttura per la produzione del ferro si chiama “Radwerk” , officina con ruota (idraulica). A Vordernberg sono 14 le Radwerke disposte sul torrente “Vordernbergerbach”, disposte in sequenza, l’una dopo l’altra. Il “Radwerk 4” è la quarta officina e i suoi proprietari sono noti dal 1500. Il cambio tecnologico di produzione cominciò nel 1760, e la raffineria cominciò a produrre l´acciaio nelle valli dei fiumi Mur e Mürz con il centro a Leoben. Dopo la costruzione degli altiforni, alimentati con coke nel 1891, cominciò il declino della produzione a Vordernberg. Il Radwerk IV finì il suo lavoro nel 1911, l´ultimo forno RW 14 terminò la produzione nel 1922. Oggi il Radwerk IV è un museo del ferro, un forno quasi completo, e un reperto straordinario di archeologia industriale; la struttura è quella del 1848, il museo è del 1959. A Vordernberg le miniere e gli altiforni andavano incontro ad una lenta morte: dal 1891 a 1922, i posti di lavoro sono stati trasformati. La trasformazione dell’altoforno in un museo fu un grande evento nel dopoguerra, parliamo del periodo dal 1956/59. La “Società austriaca per la storia dell’Arte mineraria e metallurgica” cominciò il suo lavoro a Vordenberg nel 1976 e così prese vita l’idea della “Eisenstrasse”, la strada dell’acciaio, per lo sfruttamento delle miniere, dei vecchi altiforni, delle fucine e dei carbonili da un punto di vista archeologico e documentaristico.
L’acciaieria di Linz della Voestalpine ha vissuto una fase di declino e una fase di rinascita: può raccontarci quali sono le sue principali caratteristiche?
Il complesso metallurgico della Voestalpine nacque a Donawitz, ora nel comune di Leoben, nel 1835, quando la famiglia Mayr von Melnhof iniziò la produzione coi mezzi del tempo: la ghisa di Vordernberg è stata trasformata in acciaio nelle raffinerie, poi col metodo del puddellaggio; dal 1891 la ghisa degli altiforni da Donawitz è stata trasformata in una acciaieria tipo “Siemens-Martin”. Nel 1953 qui cominciò la produzione con l’ossigeno puro, “LD-prozess”, metodo sviluppato dagli ingegneri di Linz e Donawitz 1949-1952. Oggi il 70% della produzione mondiale di acciaio (1600 milioni tonnellate) è prodotta usando quella invenzione austriaca, com´era anche a Piombino fino due anni fa. La Voestalpine produce con grande successo rotaie, laminati, lingotti per tubi non saldati, per un totale di 2 Milioni di tonnellate all´anno. La Voestalpine a Linz è stata fondata nel 1938, dopo l´annessione dell’Austria con la Germania, con sei altiforni e un forno Siemens-Martin. Nel 1949 cominciarono la ricerca sull´uso dell’ossigeno puro con gli ingegneri di Donawitz; qui iniziò la produzione nel settembre 1952, mezzo anno prima di Donawitz (il processo si chaima LD, Linz-Donawitz). La produzione a Linz si concentra sulle lamiere per l´industria automobilistica, la maggior parte per esportazione. Il successo di questa produzione è stato nella stabilità della qualitá per anni, importantissimo per questo tipo di industria, e un altro importante aspetto è nella produzione mirata di pochi prodotti di eccellente qualità. Un altro aspetto importante è che all’Università di Leoben, fondata nel 1840 a Vordenberg, gli ingegneri stessi sono formati nel settore metallurgico e parte della loro formazione accademica è svolta direttamente nelle acciaierie e nelle fonderie, così da entrare profondamente in relazione con questa realtà di sviluppo. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, dopo anni di inquinamento assai difficili che hanno provocato numerose proteste da parte della popolazione, la Voestalpine ha avviato un nuovo processo di produzione in stretto collegamento con le istituzioni locali e nazionali, cercando di creare un tipo di produzione il meno impattante possibile, non solo continuando a investire costantemente nella ricerca e nella tecnologia, ma creando degli impianti di aspirazione diffusi che impediscano alle polveri di coke di uscire, prestando una massima attenzione ai rischi di contaminazione. Per questo la storia della Voestalpine è studiata in tutto il mondo, perché oggi è un’industria “quasi” pulita, che non ha arrestato la qualità della sua produzione.
Come proseguiranno le attività condivise tra il museo austriaco del Radwerk e la realtà “gemella” del Magma a Follonica?
La cooperazione con il Magma emerge da una storia condivisa, anch’essa con profonde radici storiche, a partire dai Lorena d’Asburgo e poi per raccontare il lavoro dell’altoforno ancora esistente, raccontandone gli spazi e la tipologia di lavoro. Quest’anno il progetto di collaborazione con il Radwerk IV si allargherà a livello di archeologia del ferro, esposizioni speciali e scambi di documentazione tra i due musei. Altro aspetto riguarda inoltre la ricerca scientifica sulla tecnologia siderurgica nei forni di Vordenberg e a Follonica: tipologie di scorie, qualità della ghisa, base mineraria nella prima metà dell’Ottocento. La nostra storia è fortemente collegata al Magma sin dalla sua nascita e il nostro lavoro sarà fortemente condiviso per continuare a raccontare il tema del lavoro, dell’archeologia industriale, in questa “Eisenstrasse” che ci collega in un percorso comune e collettivo.