
“Verso San Giovanni partirono tutti. Partì Sivieri. Spenti i forni a Follonica e rimasti inattivi gli Edifizi. Le cose sono state lasciate ben sistemate e prescelte le Guardie Francardi e Cappellini e l’Operaio Giusto Guasti alla vigilanza dello Stabilimento e delle coltivazioni. Si chiudeva. Mancava tuttora qualcosa al Campanile e al Camposanto e tutto l’interno della Chiesa. Immense zanzare impestavano e la malinconia prendeva di veder partire tutti. La febbre viene non si sa come, in un momento: e da principio non vi si crede, ma poi bisogna credervi.”
La situazione continuò ad essere quanto mai precaria e in certi anni, come del resto ogni estate, da giugno a settembre, quando gran parte della popolazione abbandonava Follonica per “statare” altrove, assunse caratteri di autentica tragedia collettiva.
Soltanto nei primi del ‘900 e in particolare dal 1907 al 1915 si inizieranno a curare con più attenzione i mali che affliggono Follonica e le zone limitrofe. Una serie di opere eseguite all’interno del villaggio ed in zone palustri pericolose, nonché un impiego sistematico del chinino a scopo preventivo e curativo della malaria, porteranno ad un sostanziale miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e in breve alla scomparsa della malattia.

Only at the beginning of 1900, especially from 1907 to 1915, the problems of Follonica and those of the surrounding areas were treated with attention. Some works were accomplished within the village and in some dangerous marshy areas together with a systematic use of quinine to prevent and treat malaria.
Soon the sanitary conditions got better and the disease vanished.
