Il Museo delle Arti in Ghisa nella MAremma

Il sistema museale di Valle Trompia

fotoIl sistema museale di Valle Trompia
sabato 21 novembre 2015
Magma – Comprensiorio Ex Ilva
Incontri d’Autunno
Ore 16.00 Palazzo Granducale Visita guidata al palazzo e al giardino
Ore 17.00 MAGMA, Sala Fantasmi
IL SISTEMA MUSEALE DI VALLE TROMPIA:
Relatrici:Graziella PEDRETTI
– Comunita’ Montana di Valle Trompia
Barbara D’ATTOMA
– Coordinatrice Sistema Museale di Valle Trompia
COMUNICARE IL MUSEO CON GIOCHI E LEGGENDE
Relatore: Luigi PALADIN
Docente Psicologia Sociale Univ. Cattolica Brescia

BIGLIETTO D’INGRESSO Intero euro 5,00 – Ridotto euro 4,00 – Bambini sotto i 12 anni ingresso gratuito
Info: MAGMA Museo delle Arti in Ghisa nella Maremma – Comprensorio ex ILVA – FOLLONICA – TEL: 0566 59027 / 50243

I partner della rete del ferro del Magma: Il Forno di Tavernole in Valle Trompia

Di Barbara D’Attoma, Coordinatore Sistema Museale di Valle Trompia
Massimo Galeri, Coordinatore Sistema Archivistico della Valle Trompia

Origine del Museo Il Forno di Tavernole. Come e quando nasce, come è strutturato?

Attivo nel XV secolo, il forno è documentato già nel 1487, quando Leonardo Da Vincicompì proprio in Valle Trompia due viaggi, alla fine del Quattrocento e all’inizio del Cinquecento, per prendere visione diretta dei metodi di estrazione e lavorazione del ferro. Più tardi, nel Catastico bresciano, redatto dal podestà veneto Giovanni Da Lezze tra il 1609 e il 1610, è riportata la notizia della presenza di “un forno da ferro, et una comodiss.ma fusina”. Due secoli dopo, il resoconto più completo e suggestivo riguardante il funzionamento di un forno fusorio è pervenuto attraverso le annotazioni di Giambattista Brocchi, al cui trattato ottocentesco si deve gran parte della conoscenza sui forni “alla bresciana”, che producevano ferro utilizzando come combustibile il carbone di legna. Riporta Brocchi nella sua relazione: “Otto uomini sono addetti al servigio del forno. Un Maestro, un Sotto-maestro, o Discente, il Discentino, un Pesta-loppe, due Braschini, e due Ministratori del carbone”.
Nell’ultimo quarto del XIX secolo l’impianto entrò nel circuito produttivo della grande industria, diventando terreno di sperimentazione per un industriale innovatore come Francesco Glisenti. Tuttavia la nuova vita del complesso produttivo durò solo 25 anni, finché nel Novecento ospitò per alcuni decenni una segheria.
L’avvio del recupero del forno giunse con l’acquisizione dell’edificio da parte del Comune di Tavernole, seguita dalle successive musealizzazione e valorizzazione per interessamento di un gruppo di cittadini riuniti nel sodalizio “Amici del Forno” e del Sistema Museale di Valle Trompia. Aperto al pubblico nel 2002 il fascino di questa maestosa “cattedrale del lavoro” rivive oggi in uno dei più insigni monumenti di archeologia industriale di interesse europeo.
Non è facile individuare nel grande edificio che sorge sul greto del fiume all’uscita dell’abitato di Tavernole sul Mella (BS) il forno fusorio, attivo ancora nei primi anni del Novecento. La torre nella quale il minerale si trasformava in ghisa si trova infatti all’interno, gli alti comignoli che sovrastavano il tetto sono scomparsi molti anni fa e i depositi di carbone, disposti in una lunga fila a monte dell’edificio, ospitano oggi la biblioteca comunale e l’archivio storico comunale.
A differenza degli altri forni triumplini, quello di Tavernole è giunto fino a noi sostanzialmente integro, anche se ha conosciuto negli ultimi decenni una lunga fase di degrado.
L’allestimento del Forno non propone un “museo collezione”, quanto piuttosto un “museo-racconto”. Dal piano intermedio, dove è collocato l’ingresso, si ha accesso a una grande salaiconferenza recentemente attrezzata con una nuova strumentazione multimediale, in cui si svolgono incontri e spettacoli, dove un video ripercorre in sintesi la storia del Forno e un altro, intitolato “Alfabeto triumplino” racconta la valle. Qui è esposta al pubblico la “Collezione Giuseppe Ganzola”, che raccoglie attrezzi contadini, strumenti da lavoro, armi bianche e da fuoco, databili dal XV al XIX secolo, rappresentativi della nobile arte delle “ferrarezze”.
Il percorso, corredato da pannelli illustrativi, prosegue entrando in uno dei locali un tempo adibiti ai lavoranti, seguito da due sale in cui accolgono il visitatore due personaggi che compirono i loro viaggi in valle tra il XV e il XVI secolo: Leonardo Da Vinci e il maestro di forno gardonese Giovanni de’ Zambonari. Si scende quindi al piano posto al livello del fiume, nel grande spazio che risultò dagli ampliamenti operati da Francesco Glisenti verso il 1870, dove si incontra il maglio che evoca il lavoro del “pestaloppe”, addetto a rompere le scorie prodotte dalla fusione per recuperare i pezzi di metallo ancora utilizzabili. In uno spazio attiguo il video “A quattro palmenti”, narra le due anime che da sempre caratterizzano la cultura e l’economia valtrumpline: quella artigianale/industriale e quella agricola, seguendo quale filo conduttore l’utilizzo dell’acqua, un tempo indispensabile per azionare le ruote idrauliche, ma altrettanto necessaria per l’allevamento, l’irrigazione dei campi e gli usi domestici (il video è stato realizzato con il patrocinio dell’Ente Nazionale Sordi (ENS) in quanto la narrazione visiva è stata tradotta con il linguaggio dei segni). Ci si offre quindi l’imponente veduta del “canecchio”, com’era detta la torre del forno, teatro dell’installazione audio-video “Fér” che dona nuova vita al forno, nelle vesti di un gigante che ingurgita fuoco, soffre di indigestione, ribolle, brontola e “parla” in dialetto, riproponendo dialoghi in cui i nomi degli strumenti utilizzati durante la colata della ghisa, si mescolano a quelli delle specifiche mansioni dei “maestri”. Abbandonato lo spazio che si apre alla base di quest’ultimo, l’itinerario raggiunge il piano superiore, dove si trova la bocca di alimentazione del forno. Notizie sulle capacità produttive del Forno accompagnano il visitatore all’ampio soppalco che precede l’uscita, spesso utilizzato per mostre temporanee, con le due stanze disponibili nell’ammezzato.
Apposite aule destinate alla didattica consentono lo svolgimento di specifiche attività destinate ai visitatori più giovani. L’esperienza tattile sulla materia intende coinvolgere bambini e ragazzi al fine di far comprendere la natura profonda delle attività svolte presso l’antico forno.

Come si colloca il museo nel territorio? Quali rapporti ha innescato con la popolazione locale?

Il museo è uno degli anelli che compongono il Sistema Museale di Valle Trompia, istituito nel 2000 e trasformato nel 2009 in istituto permanente riconosciuto da Regione Lombardia. Essendo prioritaria per il territorio la cultura legata alla tradizione mineraria, la storia del forno fusorio si rapporta a quella di altre sedi museali legate al medesimo tema: la Miniera S. Aloisio a Collio e la Miniera Marzoli a Pezzaze (con l’annesso Museo Il Mondo dei Minatori e l’Arte del Ferro), entrambe in alta valle e dalle quali si estraeva il minerale di ferro; il Museo I Magli di Sarezzo, dove il ferro veniva lavorato e trasformato in attrezzi per lavorare la terra; il Museo delle Armi e della Tradizione Armiera di Gardone Val Trompia, che conserva alcuni tra gli esemplari più belli realizzati dagli armaioli gardonesi. Al Sistema aderisce inoltre il Borgo del Maglio di Ome, in territorio franciacortino, dove è ancora attivo l’antico maglio Averoldi all’interno del quale si realizzano ancora preziose lame in damasco. La tradizione mineraria si affianca a quella rurale legata al bosco e alla montagna, di cui restano testimonianze soprattutto in media e alta valle nel Museo Etnografico di Lodrino con l’annessa Casa contadina (in cui seguire il processo di caseificazione attraverso un percorso virtuale) e nella Collezione etnografica di Costanzo Caim a Mondaro di Pezzaze allestita in una torre medievale adiacente al “Piccolo broletto”, che dall’inizio del 2018 ospiterà il primo museo archeologico della valle per il quale è stato scelto l’acronimo ORMA ad indicare Officina delle Radici Museo Archeologico.
Per chiudere il quadro culturale e territoriale in cui si inserisce il Sistema Museale – e quindi il Museo Il Forno – resta da ricordare che quest’ultimo aderisce, dal 2006, al Sistema dei Beni Culturali e Ambientali di Valle Trompia (SIBCA), un sistema non ufficialmente istituito in quanto si tratta più di un metodo di lavoro assunto fin dalla sua ideazione dai sistemi culturali di valle, che, oltre al Sistema Museale, comprende il Sistema Archivistico-Bibliotecario e l’Ecomuseo di Valle Trompia La Montagna e l’Industria, il cui fine è ribadire il legame tra la montagna e le attività umane che vi si svolgono in quanto portavoce del territorio, della sua cultura e del suo sapere.
Nello specifico, fin dalla sua apertura al pubblico nel 2002, Il Museo Il Forno, ha rappresentato un luogo di aggregazione sia per la popolazione della valle che per quella del Comune che lo ospita, attraverso la proposta di incontri pubblici, esposizioni temporanee e quale sede di incontri su richiesta da enti diversi.

L’importanza della memoria del lavoro e dei luoghi: come racconta questi temi il museo?

Sintetizzando quando scritto in risposta alla domanda 1, il museo è stato “pensato” fin dall’origine come “museo-racconto” in cui gli oggetti lasciano spazio ad altre forme interpretative del lavoro e dei luoghi, attraverso istallazioni audio-video realizzate sulla base di documenti d’archivio e fotografie storiche, ricreando suoni che evocano momenti e gesti ripetuti per secoli.
Il Forno di Tavernole, in quanto parte integrante della filiera di lavorazione dei minerali protrattasi in valle nel corso dei secoli, si collega in modo quasi naturale ai documenti storici che conservano i dati e le informazioni inerenti questa tradizionale attività.
Uno stretto legame si percepisce già negli Statuti comunali (1341-1579) e nelle disposizioni statutarie della Valle (1436-1764) attraverso i cui capitoli si normavano le aperture e le gestione dei bacini minerari denominati “medoli”; una stretta relazione si rileva anche nelle provvisioni e nelle deliberazioni delle amministrazioni locali riguardanti ad esempio l’affittanza dei forni ed i tagli delle legna per la produzione di carbone nei secoli XVII e XVIII; condizione che si rinviene con una sorprendente continuità fino ai carteggi, ai registri ed alle cartografie, che compongono i più recenti archivi storici delle imprese minerarie operanti in Valle dalla seconda metà del sec. XIX fino all’ultimo decennio del Novecento.
A questi patrimoni documentali che, automaticamente si richiamano a miniere e forni, se ne affiancano altri talora inaspettati, come quelli riconducibili ad istituti di beneficenza ed a parrocchie in quanto proprietari di siti minerari.
Si delinea quindi un panorama ampio ed ininterrotto di fonti scritte attribuibili alle più svariate realtà ed istituzioni, un panorama molto articolato che, se da un lato, dimostra quanto le miniere ed i forni siano elementi della tradizione locale, dall’altro, rimarca quanto i medesimi siano incomprensibili senza una adeguata conservazione e conoscenza delle testimonianza scritte.
Da quest’ultima considerazione è nata la volontà di salvaguardare e promuovere gli archivi di diversa natura presenti in Valle e connetterli alla valorizzazione dei siti museali quali il Forno di Tavernole.
Per questo motivo, nell’ambito del SIBCA e nella collaborazione stretta tra Sistema Museale e Sistema Archivistico, ci si è posti l’obiettivo di ampliare sempre più conoscenza dei documenti storici, operando per la fondamentale la conservazione e per l’irrinunciabile promozione degli archivi. Tale valorizzazione ha comportato finora: l’apertura al pubblico dei patrimoni, installazioni e informazioni all’interno dei siti museali, esperienze e percorsi didattici per ogni ordine e grado scolastico, la promozione della ricerca e della cooperazione scientifica.

La rete del ferro insieme al Magma Follonica. Cosa unisce queste due realtà?

Risale al 29/07/2016 la sottoscrizione da parte del Comune di Tavernole s/M (BS) e dell’Istituzione Comunale ES di Follonica (GR), del protocollo di intesa volto a “collaborazioni di carattere culturale, studio, ricerca, valorizzazione, formazione e attività di promozione inerenti il patrimonio storico e culturale da entrambi gestito”. Le due realtà museali risultano accomunate dall’essere entrambe “porte di ingresso” a territorio caratterizzati dal medesimo comune denominatore, la cultura del ferro, che nel caso toscano si apre sul Parco Tecnologico e Archeologico delle Colline Metallifere Grossetane, mentre nel caso bresciano il Forno rappresenta una delle punte di diamante della specificità del territorio valtrumplino.

A fianco del Forno, sono da annoverare come opportunità di confronto e collaborazione gli archivi storici di impresa. Fondi documentali che sono stati oggetto in Valle Trompia di diversi interventi e progetti condotti in coordinamento con la Regione Lombardia e la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia con una programmazione pluriennale.
Infatti, dopo il rinvenimento e la messa in sicurezza degli archivi delle miniere Torgola e Stese, avvenuta nel 2004, si sono ideati e realizzati nel corso del tempo diversi interventi:
– progetto “Scritti brevi” (2007-2009) con riordino ed inventariazione di carteggi, più l’acquisizione digitale di una serie cartografie, con sostegno Fondazione Cariplo;
– recupero e salvaguardia (2009-2010) di nuovi documenti con serie di mappe e disegni, attribuibili a vari bacini minerari; sostegno ad una tesi sulla miniera Stese Marzoli con Università Ca’ Foscari di Venezia;
– progetto “La Diretta” (2016) e progetto “Regòla17” (2017) con campagne di riordino ed inventariazione carteggi, più l’acquisizione digitale di una serie cartografie.

Gli inventari realizzati e le relative promozioni sono disponibili nelle pagine dell’Opac della Rete bibliotecaria Bresciana e Cremonese ( http://opac.provincia.brescia.it/archivi/).
Questa articolata attività, oltre ad evidenziare il potenzialità culturale degli archivi storici d’impresa, induce ad instaurare una serie di relazioni culturali e scientifiche che sono irrinunciabili per poter proseguire per uno sviluppo adeguato dei medesimi progetti.
Quindi anche gli archivi storici d’impresa possono essere un terreno di collaborazione tra le due realtà museali.