Piano secondo – La storia
La visita del MAGMA prosegue al Piano Secondo, con la sezione dedicata all’approfondimento storico. L’esposizione prende in esame le risorse del territorio follonichese e il sistema dei flussi di energia, materie prime, uomini e tecnologie che caratterizza lo stabilimento. Il successo di una struttura industriale si può comprendere solo attraverso il complesso sistema di relazioni che la legano al suo territorio.
Perché il MAGMA a Follonica?
Il MAGMA ha sede all’interno di una ex città-fabbrica, luogo storico della siderurgia italiana. Qui fiorì per decenni la produzione di ferro e di manufatti in ghisa che andavano a decorare luoghi pubblici e dimore private in tutta Italia.
Lo stabilimento follonichese ebbe il suo massimo sviluppo nell’800, e tutti gli edifici all’interno di quest’area erano un tempo connessi alla lavorazione del minerale di ferro. Ma la storia del ferro in questa zona risale agli Etruschi, che già nel VI sec. a.C., a poca distanza da qua, lavoravano il minerale di ferro proveniente dall’Isola d’Elba.
La posizione geografica di Follonica era strategica: vicina all’Isola d’Elba, ricca di miniere di ferro, e circondata da boschi e ricchi corsi d’acqua che fornivano l’acqua e il legname necessari per produrre energia e carbone necessari al funzionamento dei forni.
La città-fabbrica nacque grazie alla volontà di Leopoldo II di Lorena Granduca di Toscana, che tanto amava questi luoghi un tempo malsani per le paludi e la malaria.
Fu Leopoldo II a iniziare nel 1831 un’opera di bonifica della Maremma e a impiantare proprio in questi luoghi la Imperiale e Reale Amministrazione delle Miniere di Rio e delle Fonderie del ferro di Follonica. Grazie a lui Follonica divenne in poco tempo il centro più importante di smistamento del ferro toscano.
Qui nacque anche una fonderia artistica, con una scuola di ornato e di disegno da cui uscivano vere e proprie opere d’arte che nella prima metà dell’800 venivano esportate in tutta Italia: vengono da Follonica la balaustra del duomo di Firenze e i colonnini di piazzale Michelangelo.
La fabbrica fu chiusa nel 1960.
Le risorse naturali. Il ferro degli Etruschi.
Perché Follonica, pur trovandosi in un territorio malsano e spopolato, diviene, fin dal secolo XVI, un nucleo siderurgico di primaria importanza? Prima di tutto per la sua strategica vicinanza alle preziose miniere di ematite dell’Isola d’Elba. In secondo luogo per la ricchezza dei boschi che circondano il golfo. Quindi per la presenza di corsi d’acqua capaci di fornire il flusso di energia indispensabile al funzionamento delle fonderie.
Di questi vantaggi si accorsero già gli Etruschi. Perciò l’esposizione apre una finestra sui ritrovamenti etruschi di Rondelli e Val Petraia, che testimoniano quale fosse nel VI secolo l’attività di fusione in questa terra. La sezione archeologica inquadra la siderurgia etrusca e il ruolo centrale che il Golfo di Follonica ebbe per questa civiltà. Attraverso il diorama dei forni di Rondelli ricostruisce inoltre le antiche tecniche di lavorazione del ferro elbano.
Le risorse umane, il sistema dei flussi e la ghisa nel mondo.
La ricostruzione storica del sistema siderurgico follonichese prosegue con il racconto delle risorse umane. Il flusso di uomini che nell’800 investe questa parte della Maremma, infatti, risulta fondamentale per lo sviluppo dello stabilimento.
Le principali migrazioni provengono dall’Appennino Tosco-Emiliano, in particolare dalla Montagna Pistoiese: un vero e proprio serbatoio di uomini per le desolate piane maremmane. Arrivano da lì soprattutto i carbonai, che fanno di Follonica una succursale di Pistoia in pianura. Flussi migratori più ridotti si verificano dalle Prealpi lombarde e dal Bergamasco: tutte zone di lavorazione del ferro.
Segue la sezione dedicata sistema dei flussi: come in un’importante stazione ferroviaria, arrivi e partenze di materie prime, semilavorati e tecnologie fanno di Follonica uno snodo strategico dell’industria del ferro. In particolare le fonderie sono al centro del sistema del ferro elbano, ossia dei nuclei siderurgici riforniti dall’ematite dell’isola d’Elba: dalla Francia fino al Regno delle Due Sicilie. Fondamentale anche il flusso tecnologico, come dimostra il viaggio di Louis Morel del 1820, inviato dal Granduca nei territori austriaci alla ricerca di innovazioni tecniche per migliorare le produzioni in ghisa.
A completare l’excursus storico, un veloce tragitto in treno con vista su alcuni tra i più significativi esempi di architettura in ghisa nel mondo, che dimostrano la precocità dell’esperienza di Follonica.
Le cementine Nicoletti
Una nuova sezione espositiva nel Museo Magma celebra la produzione di cementine della Ditta Nicoletti & Figli: le mattonelle decorative, che nel XIX secolo hanno abbellito molte case della zona coi loro colori sgargianti ed i motivi di ispirazione liberty.
L’allestimento espositivo si arricchisce di una nuova storia, non propriamente legata alle fusioni prodotte nella città fabbrica follonichese, ma che, esattamente come i prodotti realizzati nello stabilimento, parla di uomini e di imprese. Imprenditori e operai che, nei primi decenni del Novecento, realizzavano apparati di arredo e decorazione delle abitazioni, all’interno di una fabbrica, che ha visto i suoi prodotti fare sfoggio di colori e motivi geometrici o floreali nelle più belle abitazioni del paese e del territorio circostante.
Si tratta di un ampliamento dei contenuti del Magma, che nasce nel 2017 a seguito della donazione al Comune di Follonica, da parte di Giorgio Nicoletti erede della ditta di famiglia e suo ultimo direttore, delle matrici in bronzo con cui venivano realizzate le mattonelle.
Nella convinzione che i manufatti di questa ditta follonichese siano importanti tasselli della storia sociale e anche artistica di Follonica, ecco l’idea di un allestimento permanente con cui ampliare l’offerta culturale del Museo cittadino, da sempre dedicato al racconto della storia e della società follonichesi, a fianco di quello dedicato alle arti della ghisa. Per l’occasione è stata fatta una mappatura di alcune abitazioni follonichesi, che presentano ancora oggi i pavimenti a decorazioni floreali e a geometrie ottiche realizzate dalla ditta Nicoletti.